di Susanna Grenzing
Ho avuto modo di conoscere, così, per caso, quelle coincidenze strane nella vita nelle quali noti in mezzo a tanta gente una gentile signora dai modi educati, di quelli appartenenti ad una generazione, purtroppo, in via di estinzione. Mi ha colpito molto anche per la cura che ha nel vestire. Il suo nome è Carolina Colombi. Mi racconta che ha scritto un libro, un libro giallo. Lei ama scrivere, ma questo libro non nasce con lo scopo di essere solo una lettura avvincente ma ha uno scopo ben preciso. Le interessa mantenere vivo un ricordo, e quindi, in questi giorni in cui si parla del giorno della memoria accostandolo a scenari politici, io lo voglio dedicare a lei, alla mia amica Carolina Colombi.
È una brutta storia di cronaca che sconvolge il quartiere di Borgoratti il 1 ottobre 2013. L’omicidio di Giovanna Mauro. Giovanna è la mamma di Giuseppe Mori, l’amato marito di Carolina. Lei e Giovanni capiscono che spetta a loro il compito di supportare le indagini per non lasciare nulla di intentato e aiutare gli organi competenti a trovare il colpevole. Questo romanzo verità ha come obiettivo quello di mantenere accesi i riflettori su questa storia che segnerà per sempre le loro vite. Io l’ho letto tutto d’un fiato. È in vendita su Amazon ad una cifra simbolica di 0,99 cent.
Voglio aiutare la mia amica Carolina a mantenere viva l’attenzione su questa vicenda, in ci sono anche problematiche di attualità quali femminicidio, patteggiamento ed altre forme di esercizio della giustizia, ai fini di inserirlo in un contesto decisamente attuale.
Una presentazione esclusiva per i lettori di Genova Zena News.
Di Carolina Colombi.
“NON L’ABBIAMO PERDUTA.
ELLA DIMORA PRIMA DI NOI, NELLA LUCE DI DIO,
VIVE CON NOI, CI AMA, CI PROTEGGE DAL CIELO.”
Quello che mi ha spinto a narrare la tragica vicenda di cui siamo stati protagonisti è stato un impulso, un impulso affettivo nei confronti della mia famiglia.
Ma non solo questo. Anche l’urgenza di dare voce al nostro dolore, mi ha permesso di raccontare sentimenti ed emozioni con i quali abbiamo affrontato la drammaticità dei primi giorni di ottobre del 2013.
Per la ricostruzione dei fatti riportati lungo il corso di questa narrazione ho attinto alla lucida testimonianza delle persone che hanno conosciuto Giovanna, che da lei sono state beneficiate e che le hanno voluto bene.
Inoltre, per mettere insieme gli accadimenti di quei momenti, mi è stata indispensabile la lunga e approfondita conoscenza che mio marito, unico figlio di Giovanna, aveva di sua madre.
Solo in questo modo ho potuto ricostruire la vicenda che ci ha profondamente segnato, cambiando radicalmente la nostra vita.
In quei tristissimi giorni, Giuseppe ha sentito la necessità, quasi un doveroso senso di rispetto e giustizia nei confronti di sua madre, di capire e approfondire il motivo per cui Giovanna è morta. E attraverso la sua logica ferrea e la lucidità, caratteristiche che lo contraddistinguono in ogni occasione, incoraggiato anche dalle indicazioni riferitegli da alcune persone, ha elaborato una sua ipotesi dei fatti.
Quando poi mi sono immersa nel ruolo di “cronista”, intervistando mio marito, ho avuto modo di conoscere aspetti e sfumature della personalità di Giovanna che mi erano passati inosservati.
Ed è stato anche per renderle merito e non dimenticarla, che ho ritenuto opportuno raccontare di lei e farne un ritratto: che fosse il più autentico possibile. E per fare memoria della sua generosità, non solo d’animo ma anche di concretezza, parte dei proventi di questo nostro scritto saranno devoluti in beneficenza, così come lei sicuramente avrebbe desiderato.
Inizialmente, narro la nostra reazione, da un punto di vista emotivo e in maniera drammaticamente fedele, quando abbiamo avuto notizia dell’efferato delitto della mamma di mio marito.
Ho proseguito poi, raccontando del probabile sviluppo dell’indagine. E per farlo ho preso a prestito un personaggio, un ALTER EGO di mio marito, anche se di sesso femminile.
Stella, l’investigatrice di cui si parla in questo romanzo-verità, è una figura che interloquisce con noi per riferire lo svolgersi dell’indagine per catturare l’assassino di Giovanna.
Ma Stella, pur essendo personaggio fittizio, non è figura di fantasia, ma personaggio verosimile.
Un’investigatrice quindi, che ha svolto per noi un’inchiesta parallela a quella della Sezione Omicidi.
Tuttavia, se si pensasse a Stella Rinaldi, l’investigatrice, come a un personaggio di pura invenzione, tengo a precisare che non è così. Perché sull’esistenza di una persona, la quale ha davvero indagato per noi, senza ovviamente interferire nell’operato della Squadra Omicidi, non vi è alcun dubbio.
Perché? Perché inserire una figura in alternativa agli investigatori ufficiali?
Per raccontare con la maggior chiarezza possibile e senza alcun vincolo, il verosimile sviluppo dell’indagine.
Tale personaggio lo si potrebbe identificare con il figlio della vittima, un suo ALTER EGO appunto, che dopo aver dialogato in incognito con persone che ben conoscevano sua madre, ha tratto dalle sue conversazioni importanti risultati, ai fini investigativi.
Il personaggio, aderente alla realtà, è un investigatrice che nella narrazione ricopre diversi ruoli: detective privato, investigatore in contatto con le forze dell’ordine, e confidente della famiglia.
Ruoli, che le sono stati affidati con l’unico fine di smascherare l’omicida di mia suocera.
Certamente, l’immaginazione mi è venuta in soccorso per incrementare quest’aspetto del libro, il quale conferisce al mio scritto la connotazione di un romanzo. Un romanzo giallo per l’esattezza. Coinvolgente ed emozionante.
Ma perché questo escamotage? Perché non mi è possibile essere del tutto esplicita, nel trasferire l’esatta ricostruzione dei fatti ai miei lettori?
La risposta è alquanto elementare.
La principale ragione, per cui ho affidato a Stella il ruolo di portavoce dei diversi passaggi investigativi, si spiega con una semplice motivazione: le fasi processuali a carico del “presunto assassino”, che probabilmente si è macchiato dell’omicidio di mia suocera, non sono ancora terminate. Motivo per cui, è tuttora necessario un doveroso riserbo.
Inoltre, potrebbe essere aperto un nuovo procedimento penale nei confronti di coloro che hanno aiutato, in misura più o meno concreta, il responsabile del misfatto.
Dagli atti giudiziari che hanno portato al dibattimento infatti, evince la presenza di DNA di altre persone sul luogo del delitto, tali da far pensare a delle complicità: altri potrebbero aver collaborato all’efferato omicidio di Giovanna.
Nonostante ciò, la prudenza è d’obbligo.
(Continua, su Amazon)